LEGGENDE DELLE CINQUE TERRE
Le Cinque Terre sono anche terra di racconti popolari e leggende, tramandate dai nonni e ancora oggi ricordate. Eccone alcune:
Le campane di Volastra
All'epoca delle scorribande saracene, il grosso degli abitanti si riparava sulle alture a Volastra, o come veniva chiamata anticamente, Oleastra.
All'arrivo dei pirati sulla costa, gli abitanti decisero di nascondere le campane della chiesa per evitare che il luccichio del metallo li richiamasse e le nascosero. Ma questo accorgimento non funzionò e i saraceni arrivarono. Non trovando niente di prezioso, devastarono Volastra radendola al suola.
Molti anni dopo, giunse nel borgo uno strano vecchio con una cadenza orientale. Disse di essere uno dei superstiti della razzia saracena e che voleve ritrovare il tesoro delle campane. Si mise d'accordo con gli abitanti per l'indomani, ma proprio quella notte morì senza rivelare la posizione delle campane. Secondo alcuni, nelle notti tempestose si sentono ancora i loro rintocchi.
I riomaggioresi rubano la luna
Raccontano i nonni di Riomaggiore che tanti e tanti anni orsono, gli abitanti del borgo cercarono di rubare la luna. Accatastarono tutte le botti dove lasciavano riposare il prezioso vino delle Cinque Terre facendone una novella torre di Babele. Era davvero alta, saliva oltre le nuvole, ma la luna era ancora più su. Mancava forse una botte per arrivare a toccarla, ma erano finite tutte. Perchè allora non togliere la prima e portarla in alto? Gli uomini avrebbero sostenuto il lungo serpentone. Ma ahimè, una volta tolta, la torre crollò come un castello di carte e i riomaggioresi rinunciarono all'impresa.
Le reliquie di Santa Margherita
Dedicata a Santa Margherita di Antiochia, la chiesa è posta proprio sul mare, ma perchè così vicino? Secondo la tradizione, parecchi anni fa si arenò sulla costa di Vernazza una scatoletta di legno con al suo interno le ossa di un dito della mano di Santa Margherita d'Antiochia. I vernazzesi interpretarono questo fatto decidendo di costruire una chiesa per la Santa dove oggi si trova il quartiere detto l'Isolotto.
Ma una seconda mareggiata fece sparire la reliquia, poi ritrovata nello stesso punto dove venne scoperta la prima volta. La gente rispettò allora il segnale di Santa Margherita e costruì la sua chiesa dove si trova oggi.
Il santuario di Soviore
Sopra Monterosso si trova il più antico santuario mariano della Liguria. Vuole la leggenda che qui vicino esistesse l'antico abitato di Albereto, invaso dai Longobardi del 641 e da cui gli abitanti discesero poi verso il mare fondando Monterosso.
Prima di abbandonarlo del tutto, alcuni sopravvissuti seppellirono sotto una grossa pietra una scultura di legno raffigurante la Madonna con in braccio il corpo di Gesù deposto dalla Croce. Nel 740 la scultura venne ritrovata ma subito scomparve riapparendo più in alto sopra un albero di castagno.
Lì venne fondata la prima cappella che poi diede orgine al santuario di Nostra Signora di Soviore.
La roccia burlona
A Manarola, quando il borgo era ancora diviso in due dal torrente, durante un'alluvione, un grosso masso venne trascinato a valle. Sopra i manarolesi vi trovarono scritto le seguenti parole: "beato chi mi volterà".
Dopo tantissimi sforzi, gli uomini più forti riuscirono a girare il masso, e dall'altra parte trovarono scritto: "beato chi mi ha voltato perché non ne potevo più di stare da questo lato"...
La fondazione di Riomaggiore
Secondo la tradizione, i primi abitanti di Riomaggiore furono alcuni profughi greci che nell'VIII secolo d.C, in fuga dalle persecuzioni dell'imperatore Leone III Isaurico, arrivarono alla punta di Montenero fondando piccoli villaggi: Cacinagora, Sericò, Montenero, Lemmen e Casale.
L'Arca di Noè a Vernazza
Si racconta a Vernazza che l'Arca di Noè passò davanti al borgo e naufragò. L'unico animale superstite fu un gorilla femmina, che spaventata cercò rifugio in uno degli anfratti della costa. Trovò riparo in una grotta, la "grotta della Maimuna". Si cibava di pesci o dei resti di morti del cimitero, a cui arrivava risalendo un tunnel.
C'è chi dice che non si trattasse proprio dell'arca, ma di un vascello che trasportava animali africani allo zoo di Marsiglia. Fatto sta che i lamenti della Maimuna si sentono ancora oggi nei giorni di brutto tempo, quando il mare rugge contro la costa.
La Maimuna
Un'altra versione della leggenda parla di una ragazza di Vernazza, chiamata appunto Maimuna, che in fuga dai pirati Saraceni si nascose in una grotta, senza però ritrovare più l'uscita. Da allora la Maimuna cerca di catturare i marinai che passano nelle vicinanze, lamentandosi tristemente nelle notti di tempesta.